Ancora sulla Villa Romana di Russi

Esposto nella Rocca dell'ex Ospedale il materiale archeologico proveniente dagli scavi dei pozzi situati in cucina, nell'area produttiva e in quella termale

Giovanna Montevecchi - La Fenice Archeologia e Restauro S.r.l. Bologna

Dal 1998 ad oggi sono state allestite, negli ambienti della Rocca dell'ex Ospedale di Russi, numerose vetrine contenenti i materiali archeologici rinvenuti nella villa romana, sia durante i vecchi scavi che nelle indagini recenti; l'esposizione, organizzata dal Comune di Russi e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna, è stata curata da "La Fenice Archeologia e Restauro" di Bologna. Gli oggetti provengono dalla zona residenziale della villa (ceramiche, metalli e frammenti di intonaci), dall'area termale (porzioni musive e marmoree) e soprattutto da tre pozzi situati nella cucina, nell'area produttiva e in quella termale; infine sono stati esposti anche i materiali ceramici rinvenuti nel sottofondo della stanza 5, depositati fino ad ora al Museo Nazionale di Ravenna. Lo svuotamento dei pozzi, effettuato dai subacquei del Gruppo Ravennate Archeologico, ha dapprima interessato quello della cucina: una struttura della profondità di m 14 con camicia in laterizi. I numerosi materiali rinvenuti sul fondo del pozzo, databili al I e II secolo d.C., sono probabilmente caduti all'interno durante la raccolta dell'acqua: si tratta di brocche in ceramica e di due bottiglie da vino realizzate in lamina bronzea (fig.1), prima utilizzate a tavola durante i banchetti e poi declassate all'uso di cucina. A questa fase si attribuiscono anche diversi oggetti in metallo di uso quotidiano: una decina di chiavi da mobili, di cui due con catena da appendere alla cintura, e un raffio in ferro con peso per il recupero degli oggetti, caduto anch'esso disgraziatamente sul fondo. Durante il III secolo d.C. il pozzo fu abbandonato e poi riusato nel periodo tardo-imperiale e bizantino; anche per questa fase sono stati recuperati prevalentemente utensili per attingere acqua: brocche di vario genere e dimensioni, talvolta mancanti dell'ansa e forate al collo per il passaggio di un cordino; ma anche un manico in metallo relativo ad un secchio e un coltello da cucina (fig. 2), un frammento di orecchino d'oro e monete databili alla fine del IV e al pieno V secolo d.C. In epoca medievale la zona e la villa, non furono più frequentate e quindi il pozzo venne definitivamente abbandonato, come documenta la successione stratigrafica delle alluvioni. Anche i reperti faunistici caduti nel pozzo, ed esposti nelle vetrine, hanno fornito interessanti elementi sull'ambiente circostante la villa; il dato di maggiore interesse è la presenza del Castoro (Castor fiber) che, nella nostra regione, non era più stato segnalato dopo il IV secolo a. C. Il pozzo situato nel settore produttivo della villa si trova in prossimità del torcularium, l'impianto a pressa per la pigiatura dell'uva e la raccolta del vino, ed é ipotizzabile che fossero collegati; la struttura, profonda m 8, ha una camicia irregolare nella parte superiore della canna ed era stato riempito da macerie cadute al suo interno durante una fase di abbandono. Pochi gli oggetti recuperati, fra cui un'olletta in ceramica, ossa animali e pezzetti di legno; alcuni frammenti di ceramica buccheroide attestano che lo scavo per il pozzo aveva intaccato uno strato protostorico, già documentato dalla presenza di alcune tombe precedentemente scavate. L'altro pozzo è collocato nel settore termale della villa, a sud della zona fino ad ora scavata. La struttura, che ha la camicia in mattoni puteali, è profonda m 8,70; il suo riempimento documenta tre fasi d'uso: la più recente, costituita da macerie, si collega alla demolizione dell'impianto termale in seguito all'alluvione attestata anche nel pozzo della cucina; fino alla profondità di m 6,50 ulteriori macerie e laterizi appartengono alla fase di ristrutturazione tardo imperiale della villa ed infine, sul fondo, sono stati recuperati gli oggetti caduti durante la fase d'uso imperiale: brocche per acqua, frammenti di piatti da mensa, un grande bicchiere in vetro e, fra le altre cose, uno strigile in ferro per la pulizia personale.

Speciale archeologia - pag. 12 [2001 - N.11]

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