Ettore Sottsass, un architetto per un museo

Alcuni appunti di Raffaello Biagetti sull'opera dell'architetto italo-austriaco presente nel Museo dell'Arredo Contemporaneo di Russi
Se immaginiamo l'architettura come metafora dell'esistenza o come era dell'antichità metafora dell'universo intero, ci sembra che oggi l'architettura non possa essere pensata se non come la somma di frammenti, somma di luoghi non continui ma disegnati piuttosto da percorsi più o meno inaspettati, più o meno avventurosi, di volta in volta reinventati". Così Ettore Sottsass definisce l'architettura, come specchio della frammentarietà dell'esistenza contemporanea, somma di eventi in cui è forse inutile mettere ordine. Nato a Innsbruck il 14 settembre 1917, egli si trasferisce a Trento al seguito del padre architetto e allievo di Otto Wagner, poi nel 1928 a Torino dove nel 1939 si laurea in architettura. Sono per lui anni di inquietudine, all'impeto creativo che preme per esprimersi non è certo la retorica dell'insegnamento accademico ad offrire uno sbocco. Sottsass desume dai propri studi antropologici il legame magico-rituale, l'appartenenza psicologico-affettiva che unisce l'uomo al proprio ambiente e si dirige, solitario, verso un mondo espressivo in cui sensazioni e stati d'animo siano indiscussi protagonisti. Le sue intuizioni sul colore e sulla luce, individuati come elementi primari di progettazione, le sue intuizioni sui materiali, ai quali restituisce un significato autonomo, trovano conferma definitiva durante il primo viaggio negli Stati Uniti, nel 1956. A New York collabora con lo studio di George Nelson. Si accosta alla pittura informale di Pollock, De Kooning, Gorky. Riconosce, in questa esperienza, il forte senso di libertà espressiva. Nel 1958 collabora con l'Olivetti, questa consulenza gli permetterà di estendere la propria concezione progettuale su oggetti destinati all'uomo e seguirne il processo tecnologico: nasce in quel periodo la macchina da scrivere Valentina. Sottsass esegue allestimenti di varie mostre, progetta lampade, specchi, tappeti, inventa mobili molto particolari, sperimenta materiali poveri e preziosi, lui stesso scrive: "Se questa fatica porterà a qualcosa non lo so: non si sa se stiamo facendo la stessa vita e la stessa fine degli ignoti che muoiono esangui senza sorriso e senza primavera alla periferia di tutte le città del mondo o se un giorno potremo dire che è stata dura ma che adesso sappiamo meglio cos'è un tramonto". Nel 1993 mio figlio Alberto mi consigliò di incaricare Ettore Sottsass per l'ampliamento del Museo dell'Arredo Contemporaneo di Ravenna. Oggi sono orgoglioso di averlo fatto, sorge fra Ravenna e Russi un'architettura straordinaria che dà prestigio al nostro territorio. Ai gentili lettori consiglierei di consultare un volume appena pubblicato Sottsass Associati 1980-1999. Frammenti (edizione Rizzoli).

Speciale musei artistici - pag. 9 [1999 - N.5]

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