In mostra le opere d'arte dell'AUSL di Ravenna

L'esposizione a Palazzo Milzetti anticipa l'istituzione del Museo dell'Ospedale di Faenza

Gabriella Lippi - Istituto per i Beni Culturali

Quando, circa due anni or sono, l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, prese parte all'organizzazione di una mostra costituita da una selezione di opere d'arte appartenenti al patrimonio dell'Azienda unità sanitaria locale di Ravenna, emerse con evidenza la significatività in quell'ambito del nucleo rappresentato dalle espressioni artistiche faentine, tanto da rendere plausibile l'ipotesi di istituzione di un museo dell'ospedale di Faenza. L'esposizione -giova forse ricordarlo - dava conto dei risultati di una campagna di ricognizione e censimento resasi necessaria a seguito del decreto legislativo 502/94, che modificava l'assetto istituzionale circa l'assistenza sanitaria, da quel momento incentrato sulle Aziende sanitarie e ospedaliere. Di conseguenza i beni mobili e immobili, e tra questi le opere d'arte, che fino alla fine degli anni settanta erano stati in proprietà degli enti ospedalieri, e che tra la riforma sanitaria del 1978 e il provvedimento del 1994 avevano assunto, in assenza dell'attribuzione di personalità giuridica alle unità sanitarie locali, titolarità comunale, ritornavano a costituire il patrimonio delle istituzioni sanitarie. Con la mostra - tenuta a Lugo e a Bagnacavallo nell'estate nel 1997, in collaborazione con i Comuni ospitanti e la Provincia di Ravenna - l'Istituto per i beni culturali e l'Azienda USL di Ravenna, lungi dal considerare esaurito l'impegno per la migliore conservazione e valorizzazione di quel patrimonio monumentale, storico e artistico, assumevano un orientamento volto alla ricerca di soluzioni di fruizione non straordinaria, il più possibile rispettosi della storia formativa dei diversi nuclei di opere. Così, nel comune di Massa Lombarda si è provveduto ad allestire la piccola ma qualificata quadreria (basti ricordare la presenza di dipinti dei ferraresi Garofalo e Bastianino e del bolognese Lucio Massari, oltre a significative presenze locali), accanto al civico Museo Venturini e alla Biblioteca, nella sede che fu della Confraternita dell'ospedale ed ora di proprietà dell'unità sanitaria locale di Ravenna. Mentre - in via non definitiva e in attesa di diverse soluzioni (una di queste dovrà riguardare le opere legate alle vicende ospedaliere lughesi) - sono state ordinatamente esposte e visitabili in un'ala dell'ex ospedale di Russi, in collaborazione con il Comune che ne ha la gestione, quelle opere d'arte che non godevano prima della mostra di una collocazione soddisfacente, o per carenti condizioni di sicurezza, o per la difficoltà a fruirne. Al patrimonio dell'Azienda USL appartengono anche tre edifici religiosi: l'oratorio di Sant'Onofrio a Lugo e le chiese di San Bernardo a Brisighella e di San Giovanni di Dio a Faenza. Mentre per San Bernardo si è già provveduto ad un primo essenziale intervento (l'inaugurazione dei restauri dei dipinti su tela e della prima fase di risanamento della struttura risale al Natale del 1996), ricevono ora particolare attenzione la chiesa di San Giovanni di Dio e l'ospedale a cui appartiene, nell'ambito di un programma che investe sia l'architettura monumentale, sia i beni storico-artistici mobili. E' una scelta che ravvisa, quale connotato principale della raccolta di opere d'arte di pertinenza ospedaliera, il rapporto stretto che lega gli edifici (i "contenitori" e le funzioni che vi si svolgono) con i beni storico-artistici conservati. Il ciclo pittorico costituito dalle tele di Giovanni Gottardi e Filippo Comerio raffiguranti episodi della vita del santo fondatore dell'ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli risale al periodo della fondazione della chiesa e del convento-ospedale, e ci rammenta la volontà del vescovo Cantoni circa l'affidamento dei compiti assistenziali e sanitari ad un ordine a ciò deputato. La presenza di opere che provengono dagli ospedali incorporati in tale occasione ci dicono dell'attività di riordino attuata a metà Settecento. Le donazioni o gli acquisti successivi sono per lo più riferibili ai momenti salienti in cui il nosocomio ha adeguato la propria organizzazione spaziale e di servizio secondo criteri igienico-sanitari più aggiornati: è il caso della serie, iniziata a partire dalla fine del secolo scorso, dei ritratti dei benefattori, come pure dei busti bronzei dei medici Testi e Sarti eseguiti da Ercole Drei negli anni venti, o delle opere di Pietro Melandri (da quelle monumentali a quelle di piccolo formato), per concludere, solo a titolo d'esempio, con il grande pannello ceramico di Biancini. Ecco allora che nel complessivo piano di recupero e di adeguamento degli impianti della chiesa e della porzione monumentale dell'edificio ospedaliero (quella in origine conventuale ad uso dei Fatebenefratelli, e l'atrio con la quadreria dei benefattori), trova spazio l'istituzione di un museo in grado di consentire un'adeguata conservazione e fruizione delle opere. Alcune sale saranno destinate ad ospitare quei beni storico-artistici ora inidonei all'uso liturgico, accanto ai manufatti più strettamente connessi con le vicende e gli usi ospedalieri, ma ora non più contestualizzabili in quanto risultano modificate funzioni e organizzazioni spaziali. Anche se di non disprezzabile consistenza e qualità sarà l'insieme dei beni che troveranno collocazione in questa sede (basti citare i due paesaggi seicenteschi del pittore bolognese Andrea Donducci, detto "il Mastelletta"), gli ambienti museali non vanno visti isolatamente: faranno parte di un percorso, peraltro facilitato dal materiale ripristino dell'accesso laterale originario della chiesa, di collegamento tra le varie espressioni artistiche, cosicché potrà esservi un continuo rimando tra i diversi ambienti dell'intero complesso monumentale. Ad una impegnativa campagna di restauri delle opere di pertinenza della chiesa di San Giovanni di Dio è già stata data esecuzione: si intende presentarne i risultati in una mostra - prevista a partire dal prossimo mese di settembre in Palazzo Milzetti - che consentirà di apprezzare una consistente parte delle opere d'arte che andranno a costituire il museo dell'ospedale, accanto ad altre significative espressioni pittoriche faentine settecentesche. Alle grandi tele eseguite da Filippo Comerio per la chiesa dell'ospedale (che nell'occasione potranno godere di una visione ravvicinata, prima di essere ricollocate nel luogo d'origine) saranno accostate altre opere dell'artista, anche inedite, in modo da favorire una precisa conoscenza dell'insieme della sua produzione nel periodo faentino. Così come l'accostamento di opere di Cristoforo Unterperger e Giovanni Gottardi dovrebbero contribuire a risolvere una vecchia e controversa questione attributiva, di interesse non solo locale. La mostra - organizzata dall'Istituto regionale per i beni culturali, dalla Soprintendenza per i beni artistici e storici di Bologna, dall'Azienda sanitaria locale di Ravenna, dalla Provincia di Ravenna e dal Comune di Faenza - vuole cogliere dunque un duplice obiettivo: affrontare alcuni nodi storico-artistici insieme ad una "anticipazione" di quello che sarà il museo dell'ospedale, un luogo che si ritiene possa contribuire ad aumentare l'offerta culturale faentina e nel contempo qualificare le strutture dell'ospedale nella convinzione che ambienti dignitosi, e anche belli, incidano in positivo nell'assicurare la migliore assistenza sanitaria.

La pagina dell'IBC della Regione Emilia-Romagna - pag. 5 [1999 - N.5]

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