Un organetto suona per la via...

Portati a spalla nelle vie della città o nelle aie dei contadini da suonatori ambulanti, rallegravano grandi e piccini, accompagnando le danze con ariette popolari o soddisfando il desiderio di ascoltare dolci melodie e romanze di opere e operette

Marinella Marini - Responsabile del Museo degli Strumenti Musicali Meccanici Marini

Quanti ricordano con nostalgia e commozione gli organetti di Barberia che suonavano nelle vie della città e che, per molti anni, hanno avuto il pregio di far conoscere la musica in voga anche nel più piccolo villaggio? Sono ormai immagini cancellate, sensazioni perdute, fatta eccezione per coloro che hanno visitato il Museo di Strumenti Musicali Meccanici di Marino Marini. A Savio di Ravenna vive, fuori del suo tempo, una collezione di 400 esemplari che copre oltre due secoli di esistenza. Un tempo la rievocazione del passato solenne e delicato di questi strumenti era resa ancor più suggestiva e realistica: al visitatore veniva data la possibilità di ascoltare la musica di organi meccanici, autopiani, piani a cilindro, orchestrion, orchestrine jazz band, tutte macchine inventate dall'uomo per appropiarsi del suono e per comporre ed eseguire senza l'intervento del musicista. Come nel caso del piano pneumatico Reproducing Ampico o del Welte Mignon, capolavori automatici in grado di riprodurre fedelmente le esecuzioni di pianisti come Busoni, Debussy e Padereswkj registrate ed impresse su rulli di carta perforata. La visita si concludeva nella sala delle armoniose scatole musicali e dei fonografi (voci lontane incise nella cera), con l'ascolto dei carillon inseriti in automi, orologi o sigilli, dolci melodie in un magico mondo che non appartiene solo ai bambini. Infatti, questo "antiquariato sonoro", vivo e vibrante, è ricchissimo di messaggi musicali per chi li sa recepire. In fondo un valzer di Chopin suonato nel 1904 da Rachmaninov, una vecchia romanza d'opera od un allegra marcetta recano tutti un messaggio del passato e sono testimonianza dell'ingegno umano e della sua meravigliosa fantasia. Soddisfare il desiderio di ascoltare musica, oggi cosa facile, nei tempi passati - e fino agli anni Venti, era impresa assai ardua. Infatti se non si avevano i mezzi per assistere all'opera o all'operetta, non c'era altro modo che ricorrere agli strumenti musicali automatici, sempre disponibili, discreti, con poco costo di manutenzione. Molti di questi furono installati nei locali pubblici e nelle sale da ballo, bastavano 20 centesimi per farli suonare ed il divertimento era assicurato per tutti. I suonatori ambulanti portavano la musica in spalla: nelle vie della città rallegravano grandi e piccini, nelle aie dei contadini animavano le feste campagnole, accompagnando le danze con ariette popolari e accontentandosi di poche monete buttate dalla finestra o raccolte da una buffa scimmietta. Ma inventare questo strumento non è stato affatto facile. Il cammino comincia quando i greci crearono il primo organo idraulico, presto di gran successo in tutti i paesi di cultura greca e romana, tanto che Vitruvio gli dedicò un intero capitolo nel trattato "De Architectura". Teatri, circhi, arene, tutti i luoghi pubblici vantavano il proprio Hydraulon che, con le sue sonore canne in bronzo, riusciva a raggiungere volumi abbastanza assordanti. E' della fine del 1400 l'invenzione del cilindro chiodato,in pratica un "riflesso del pentagramma": a ciascun chiodo corrisponde una nota, con la rotazione del cilindro i chiodi vengono a contatto con delle leve che comandano il suono desiderato. Il più antico organo a cilindro è quello di Salisburgo datato 1502 e noto con il soprannome di "Toro di Salisburgo".Oltre che agli organi, il cilindro chiodato venne applicato anche agli strumenti a pizzico, poi quelli a percussione, anche se in questi casi il meccanismo doveva essere decisamente più complesso. Nel 1700 fu inventato dal modenese Barbieri l'organo di Barberia, un piccolo organo a cilindro portatile che può essere definito il primo strumento popolare creato per diffondere per le strade i motivi più in voga. Nel 1800 nasce poi il piano a cilindro, destinato a percorrere le vie di tutt'Europa e degli Stati Uniti fino ai primi decenni del 1900. Trasportati su semplici carretti, i piani funzionavano agevolmente azionati dal classico ingranaggio a manovella. Il problema fondamentale però era la durata della musica, condizionata e limitata ad un giro del cilindro. L'inconveniente venne risolto utilizzando, già a partire dalla metà del''800, dei metodi basati su cartone o carta forata, in grado di far avere ai motivi suonati qualsiasi durata. Ma proprio quando si era raggiunta la perfezione ecco che già comincia la parabola discendente di questa storia; lo strumento musicale automatico, nato per esaudire l'innata passione umana per la musica, verrà presto messo in crisi dalla nascita di altri sistemi di riproduzione del suono, sempre più pratici, perfetti, economici: il grammofono prima, la radio poi. Alle soglie del 2000 questi strumenti, che riproducono fedelmente le musiche di Bach, Haendel, Mozart, Verdi, Rossini, Mascagni, ed eseguono canzoni amorose e serenate del primo novecento fino alle canzonette degli anni d'oro, conservano la loro umile umanità, esprimono affetto, dolcezza, ricordo, ma sono anche l'origine dei nostri calcolatori elettronici e di ciò sono molto fieri; sanno di essere i pionieri di una tecnologia che proietta l'uomo verso un futuro che un tempo non lontano poteva sembrare pura fantascienza.

Speciale musei storici - pag. 14 [1999 - N.6]

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