Il Museo della Battaglia del Senio

Al nome dell'offensiva alleata della seconda guerra mondiale, che portò all'avanzamento del fronte ravennate lungo tutto il corso del fiume Senio, si ispira il Museo di Alfonsine ricco di storia e di testimonianze

Giuseppe Masetti - Direttore del Museo del Senio

Nel nostro Paese è pregiudizio diffuso che i musei della storia più recente siano strumentali riletture del passato in funzione propagandistica e di conseguenza capaci di una modesta attendibilità scientifica. Tutto ciò non ricorre nel Museo di Alfonsine che, partendo da un fatto d'armi, pur rilevante, nell'ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale, contiene, a vent'anni dalla nascita, numerose collezioni documentarie ordinate in due percorsi rigorosamente didattici, arricchiti da una sala proiezioni e da una ricca mediateca. Col termine "Battaglia del Senio" gli storici intendono riferirsi all'offensiva alleata che, dopo una sosta delle operazioni militari durata quattro mesi, portò all'avanzamento del fronte ravennate lungo tutto il corso del fiume Senio (modesto affluente del Reno) divenuto famoso nelle cronache di quei giorni, per aver concluso la guerra in Romagna e , nel giro di due settimane, anche tutta la Campagna d'Italia avviata dagli eserciti anglo-americani nel luglio 1943 contro i tedeschi. Una cornice chiaramente territoriale inquadra dunque un evento militare di pochi giorni, compresi tra il 9 e il 12 aprile 1945. In quel periodo però combatterono in Romagna uomini di oltre venti nazionalità attuali provenienti dai cinque continenti; operarono per parte italiana i più attivi Gruppi di Combattimento del Nuovo Esercito Italiano ed i volontari partigiani della 28° Brigata Garibaldi riconosciuti ufficialmente dal comando inglese mentre sul versante tedesco si trovavano reparti delle SS, della Wehrmacht rinfoltita da soldati austriaci, turkmeni e da italiani della R.S.I. Questo mosaico di presenze internazionali mise la popolazione ravennate di fronte ad etnie, culture, religioni, tecnologie e mode assolutamente diverse tra di loro ma soprattutto rispetto alla dimensione provinciale che aveva caratterizzato gli anni immediatamente prebellici. Tenendo presente questo fatto discriminante e vivo nella memoria di tutti, sono stati realizzati all'interno del Museo di Alfonsine due percorsi tematici per rappresentare una guerra di mezzi meccanici - come fu in gran parte quella alleata - ed una guerra di uomini più motivati - come fu quella del movimento di Liberazione Nazionale - che vedeva accanto ai partigiani combattenti diverse altre forme di collaborazione clandestina. La rappresentazione degli eventi è affidata in gran parte al ricco materiale fotografico e cinematografico inglese, integrato con raccolte cartografiche, di giornali e manifesti dell'epoca scelti per significare il tenore di vita di quei tempi più che la citazione dei fatti. I precisi riferimenti topografici e la quantificazione numerica dei militanti sono infatti i più sicuri deterrenti da letture agiografiche e celebrative che segnano solitamente la memorialistica militare. Poiché l'idea di fondo di questo Museo nasce dalla necessità di far capire come una guerra totale attraversò questo territorio, come visse la gente che rimase in questi paesi lungo il Senio, gli oggetti esposti sono dotati di un valore puramente testimoniale e per nulla sacrale. Materiali poveri, comunissimi a quel tempo quanto oggi insignificanti, vanno descritti nel loro valore funzionale per stimolare nei visitatori più giovani un difficile confronto fra la vita del 1945 e quella odierna. L'eccezionalità della situazione bellica non può infatti essere resa a parole da una guida o da un testimone, ma deve uscire da una continua interazione con lo studente-visitatore al fine di stimolare una più generale domanda di storia ed una curiosità spontanea sulla vita dei parenti, sulle testimonianze storiche ancora presenti su un territorio difficilmente leggibile. I servizi che il Museo offre oggi sono perciò incentrati sull'ausilio didattico in generale su più specifici percorsi tematici, sulla consultazione in loco della Fototeca, la guida alla Cineteca, le consulenze storiografiche e bibliografiche fino alla progettazione di itinerari turistici per piccoli gruppi interessati ad esplorare i luoghi più impervi, ma caratteristici, della guerriglia in pianura, come l'Isola degli Spinaroni tra le Valli di Ravenna o come la mostra-museo di Cà Malanca, in cima all'Appennino faentino.

Speciale musei storici - pag. 12 [1999 - N.6]

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