Le raccolte archeologiche del Museo Nazionale

La storia archeologica di Ravenna resa possibile dalla fusione del lapidario benedettino con i materiali romani e bizantini delle raccolte Rasponi e con i recenti recuperi provenienti dalle campagne di scavo degli anni '60, '70 e contemporanei della zona archeologica di Classe

Luciana Martini - Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Ravenna

Archeologico il Museo Nazionale lo fu, fin dalla sua origine settecentesca, in un momento culturale in cui arte, erudizione ed archeologia andavano strettamente collegate. Così gli abati camaldolesi del monastero di Classe in Città, alla cui attività dobbiamo l'origine del Museo Nazionale, oltre a collezionare tutto ciò che atteneva allo scibile umano, non trascuravano certo di raccogliere quanto si recuperava dagli sterri e dagli scavi nella città di Ravenna e nella zona di Classe; e andavano orgogliosi della bella raccolta di stele funerarie ed epigrafi, così ricche di informazioni sulla vita dei "gentili", delle anfore e dei mattoni bollati in terracotta, delle gemme incise, e soprattutto, delizia dell'archeologo settecentesco, del ricco medagliere che si industriavano sempre di ampliare. E se si poteva cogliere l'occasione, compravano anche qualche pezzo di pregio se pure di lontana provenienza, come il sarcofago romano di fanciullo che fa mostra di sé nella "Sala delle Erme" del Museo. A coronamento di quest'attività vennero prodotte anche dotte pubblicazioni, quali quella delle iscrizioni romane e del medagliere in argento, ambedue nell'anno 1756. Ma la "storia archeologica" del Museo non finì certo a questo punto; anzi, a differenza di quella relativa alle "arti minori", ebbe una complessa continuazione per apporti da altre collezioni. Per di più la vocazione territoriale dell'istituzione, che veniva sempre ribadita nelle varie trasformazioni del Museo fino alla sua definitiva connotazione come "Nazionale" (1885), ne fece "sede di ricovero", e poi luogo privilegiato di esposizione di tutto ciò che si veniva recuperando nel territorio ravennate. Significativa fu la fusione con ciò che rimaneva del lapidario benedettino di San Vitale, principalmente reperti marmorei famosi quali il Bassorilievo di Augusto e il piede dell'Ercole Orario, e con i materiali romani e bizantini provenienti dalle collezioni Rasponi, fra i quali sopra tutti la Stele di Longidieno e il Bassorilievo di Ercole e la Cerva. Durante il primo ventennio del Novecento, a seguito di una vasta campagna di restauro dei monumenti ravennati e dell'effettuazione dei primi scavi archeologici, come quello del complesso palatino presso il cosiddetto Palazzo di Teodorico, le raccolte si accrebbero di abbondante materiale di scavo; in tale periodo vennero musealizzate anche le famose patere di Porta Aurea. La sistemazione dei materiali romani nel primo chiostro del complesso benedettino di San Vitale, effettuata dal prof. Giuseppe Bovini, risale a dopo la seconda guerra mondiale, mentre già da tempo la ricca collezione di reperti bizantini, comprendente capitelli, frammenti di amboni e materiali architettonici, era collocata nel secondo chiostro. Lungo il percorso delle salette superiori trovarono collocazione le transenne provenienti da San Vitale e le famose cinque erme romane ripescate in più riprese al largo di Porto Corsini. Negli anni '60 e '70, tramite la gestione della Soprintendenza Archeologica di Ravenna, si aggiunsero alle collezioni del Museo materiali recuperati con i moderni criteri scientifici di scavo, come ad esempio i reperti provenienti dai pozzi stratigrafici effettuati a Ravenna nel 1969. Ma sicuramente il capitolo archeologico più ricco del Museo, in continuazione con i primi recuperi settecenteschi, è dovuto all'esplorazione sistematica delle necropoli classensi: ricordiamo le stele e le urne cinerarie raccolte dalla Necropoli di Via Romea Vecchia nel 1966, le oreficerie dalla necropoli della Marabina (1967), i corredi funerari provenienti dalla necropoli di San Severo (1963), il materiale dalle Palazzette (1979), dal fondo Chiavichetta di Classe (dal 1974) e più recentemente i recenti scavi attorno a Sant'Apollinare in Classe, esposti nella "Sala della Sinopia", che hanno portato alla luce reperti interessanti soprattutto dal punto di vista epigrafico.

La Pagina della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna - pag. 5 [1999 - N.6]

[indietro]