La stele dei Varii

Una piccola porzione di necropoli romana nel giardino di Palazzo Sforza a Cotignola

Giovanna Montevecchi e Claudio Cavalcoli - La Fenice Archeologia e Restauro s.r.l.

L’amministrazione comunale di Cotignola, di concerto con la Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e con la Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Ravenna, Ferrara e Forlì, ha pensato di restituire ai cittadini una porzione di storia proveniente dal proprio territorio: in tal senso si è deciso di rendere fruibile la stele dei Varii ed altri reperti a carattere funerario, esponendoli nel giardino di Palazzo Sforza, nel centro storico di Cotignola. Sarà così ricostruita, a cura della società La Fenice Archeologia e Restauro di Bologna, una piccola porzione di una necropoli romana collocando idealmente i materiali archeologici lungo un asse viario; in epoca antica, infatti, le sepolture erano sistemate lungo le vie di transito, al fine di richiamare la memoria dei defunti alla pietà dei viandanti. Il documento di maggiore rilievo dell’esposizione è sicuramente la stele dei Varii, rinvenuta presso Cotignola nel 1817 sotto il ponte della via Gabina sul Fosso Vecchio, alla profondità di m 10,215 dal piano di campagna forse ancora in situ, cioè nella sua posizione originaria. Dopo molte vicissitudini, fra cui i danni causati dagli eventi bellici, ora, finalmente, dopo un ultimo intervento conservativo, il monumento si appresta ad essere nuovamente visibile al pubblico. La stele rientra nella tipologia definita ‘a pseudoedicola’ ed è caratterizzata da una partizione dello spazio in nicchie con ritratti alternate ad un’iscrizione dedicatoria, in questa sono riportati il nome del proprietario, Caio Vario, della sua sposa, una ‘liberta’, cioè una donna originariamente schiava poi resa libera, e del loro figlio; di estremo interesse è l’indicazione delle misure dell’area sepolcrale che fungeva da recinto funerario ed in cui la stele era inserita. Nell’area espositiva sarà collocata anche un’altra epigrafe, incisa sullo spessore di una lastra in calcare biancastro in cui è riportata l’invocazione agli Dei Mani, protettori del mondo degli Inferi, e il nome di colui per cui la stele fu posta: Caio Rufruno Severo. Infine si è ritenuto opportuno documentare un’altra tipologia funeraria, di carattere piuttosto modesto, con l’esposizione di una tomba alla‘cappuccina’, di provenienza locale; la sepoltura, interrata, era caratterizzata da una copertura in tegole e coppi disposti a protezione del corpo del defunto. La soluzione adottata per l’esposizione dei reperti descritti è scaturita da un percorso progettuale costituito da due fasi distinte. In un primo progetto si è tenuto conto principalmente di una esposizione dei pezzi rispondente ad una migliore comprensione della loro antica collocazione e del loro utilizzo; tale ipotesi prevedeva una ricostruzione, pur se in dimensioni ridotte, di una zona cimiteriale con strada basolata centrale e strutture funerarie poste ai lati, ricostruzione protetta da una struttura in legno, vetro e rame collocata al centro del cortile di Palazzo Sforza. In una riunione per l’esame del relativo progetto definitivo, alla presenza del Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, fu posto l’accento sull’occupazione del suolo, ritenuta eccessiva, e sull’importanza che la nuova struttura veniva ad assumere rispetto alla facciata di Palazzo Sforza. Fu quindi privilegiata una soluzione più tradizionale che prevede la progettazione di una struttura espositiva per alcuni reperti (stele di Caio Vario, lastra sepolcrale e tomba alla ‘cappuccina’). La nuova struttura è prevista in elementi tubolari in acciaio inossidabile ad andamento curvilineo, con raggio di curvatura di m 2,00, calandrati, con rivestimento in lastre di acrilico colato incolore, impianto di deumidificazione, illuminazione ed allarme volumetrico. La nuova sistemazione è pensata lungo il muro di recinzione di Palazzo Sforza, direttamente prospiciente la pavimentazione in ciottoli esistente, così da non impedire la visione della facciata sul cortile. È previsto anche l’allestimento, all’esterno della struttura, di cinque pannelli didattici illustrativi dei reperti esposti.

Speciale musei all'aperto - pag. 10 [2002 - N.13]

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