Annotazioni sui Giubilei del secolo XVII

Gregorio Caravita - Presidente Associazione per gli scavi della città e del porto romano di Classe

Già l'ultimo Giubileo del sec. XVI (a. 1575) si era esteso a Diocesi locali; tra queste Milano e Bologna, e subito Rimini. Non poteva mancare Ravenna. Qui - previsto un folto transito di pellegrini dai territori veneziani e specie dall'Est europeo (i Paesi rimasti immuni dalla Riforma: Austria e Baviera, Croazia e Slovenia, Slovacchia e Confederazione polacco/lituana, la parte d'Ungheria non ancora travolta dai Turchi), il Comune aveva disposto un comitato "per sistemare le strade del forese, rendere sicuri i viaggi, predisporre tutte le altre cose in città". E molti ravennati si erano recati a Roma, larga parte a piedi. La peste infuriava, nel veneziano 50.000 morti. Tra i pellegrini polacchi il futuro (a. 1605) card. Maciejwski, ed il padre eremitano di S. Paolo Mikolaj poi storico della Madonna Nera: debbono essere passati per Ravenna. Ora l'estensione giubilare alla periferia cattolica è di routine. Così troviamo a Cesena - diocesi rimasta suffraganea dell'Archidiocesi ravennate, dopo lo stacco delle diocesi emiliane (più Cervia) in favore della neo Archidiocesi di Bologna - un editto tipo "calmiere" "sopra li prezzi delle robbe e delli alloggi" a tutela dei pellegrini per il Giubileo che apre il 1600, e subito analogo editto per il giubileo locale del 1601. Deve essere tempo senza inflazione, in un anno le tariffe paiono congelate: "vino bonissimo bianco e negro, insalata un soldo, un paro di pizzoni a rosto, un piatto de ravioli ben conditi di formaggio e butirro... ". Appare nel secondo editto "il zecchino d'oro di Venetia", scompare dal menù "una polpetta". Se ne ricava comunque ulteriore conferma dell'intenso transito dall'Est per l'area romagnola. Circolava qui infatti la moneta ufficiale ungherese, mutuata dal fiorino ed a sua volta copiata in più nostre città - al punto da doversene indicare il controvalore per i banchi dei cambiavalute: su 14 monete a listino si dichiara il cambio solo della "Dobbla di Spagna" ed appunto dell'Ungaro d'oro. Tradizionale traffico da 600 anni: attorno al Mille Stefano, primo re cristiano d'Ungheria, elevava e dotava per i connazionali un Ospizio a S. Pietro in Vincoli tra Cesena e Ravenna - ospizio arricchito da altro re nel 1359 con le rendite di S. Maria della Pace chiesa ungherese. Il 12° Giubileo (a. 1600, Clemente VIII) è promosso con spirito pratico - ma stiamo entrando nel Barocco: fasto, cortei di centinaia di carrozze, nobili con 600 ed 800 cavalli, luminarie, macchine teatrali, congregazioni disegnate e variopinte in processione. Diffusi buoni consigli e diete del pellegrino: lunghi digiuni, non carne, ungersi il corpo con grasso di leone..., mancia alla serva. Trionfano il Bernini, Borromini, Maderno, grandi architetti che abbelliscono Roma. Ma è anche tempo di intolleranza: la Controriforma ha appena cancellato l'antica presenza ebraica, anche a Ravenna; così pressione sugli eretici, è il tempo di Giordano Bruno. L'orribile inverno del 1598 ha ucciso animali, alberi, viti; terribile l'inondazione del Tevere; segue la carestia. Riprende il brigantaggio, né bastò il rigore del successore Sisto V con oltre 5.000 giustiziati. Si riaccendono le fazioni: proprio nell'Anno Santo a Ravenna, per un premio di palio, tra guelfi e ghibellini si contano in piazza 60 morti... Ma il concetto di Giubileo era ormai consolidato, tanto che ne fu promosso uno sin dalla Riforma per il centenario Luterano (1617). Il 13° Giubileo (a. 1625, Urbano VIII) sconta la tensione di Francia e Spagna che quasi azzera il flusso dai passi alpini; nel Sud infierisce la peste. Nella Settimana Santa giungono molti pellegrinaggi dalla Lombardia; una confraternita di 232 riminesi; dal Regno di Napoli "nobili ed ignobili". Si consigliano spettacoli meritevoli di essere visti nel viaggio in Italia: "cortei trionfali, maschere e feste, matrimoni, funerali, esecuzioni capitali... non devono essere trascurati". Il papa è cultore delle armi: ne ha ormai in Castel S. Angelo per 40.000 uomini, persino una immane armeria sotto la Biblioteca Vaticana; si fortifica la costa contro la pirateria saracena. Il 18/11/1626, consacrazione della nuova Basilica di S. Pietro. Nell'ospitalità papale di nuovo sacerdoti polacchi: non è spento il transito dalla Romea. Il 14° (a. 1650, Innocenzo X) è nel segno della pace, chiusa la guerra dei Trenta Anni. SPECIALE GIUBILEO Ma il papa ha 85 anni, delega di fatto la gestione giubilare alla cognata, la virago Donna Olimpia. Il Borromini trasforma in barocco S. Giovani in Laterano; ma salva il relitto di affresco di Giotto che celebra Bonifacio VIII ed il Giubileo di Dante. Barocco sino il comportamento delle Confraternite nelle processioni, con liti nelle precedenze: nello spirito del duello del futuro Padre Cristoforo. Tra gli eccellenti predicatori, un Padre Giovanni da Lugo. Molti anche i Ravennati a Roma. Purtroppo "in quest'anno di darsi il bianco alla basilica Portuense (S. Maria in Porto di Ravenna), e specie alla Cappella della Madonna Greca annerita per la gran quantità di lumi, furono levati gli innumerevoli voti d'argento, e tavolette dipinte che stavano appese ai muri..." - Che fine avranno fatto? Sarebbe stata una splendida testimonianza della devozione popolare ed una cronaca preziosa dell'età di mezzo. E per la verità "dare il bianco", dopo 350 anni, sarebbe stato indispensabile anche in occasione di questo a. 2000; la magnifica facciata del Morigia e la città ne avrebbero tratto gran giovamento. L'anno 1650 a Ravenna segna anche il restauro di Porta Serrata. E l'ultimo giubileo del 1600 (a. 1675, Clemente X) con quello Straordinario del 1676 è ricordato dai nostri storici per "una cometa ben grande, che causò un grandissimo secco per 7 anni...". L'avanzata turca nei Balcani è bloccata sotto Vienna, la cristianità recupera l'Ungheria - a Roma si proibiscono le lotte coi tori (nel Colosseo!), appena introdotte a modo di Spagna. Su 131 Giubilei straordinari, ben 45 cadono nel 1600, quasi con cadenza biennale. A Ravenna una "taglia di 100 scudi, segretezza, impunità... contro i banditi che mercoledì 10/3 alle 5 hanno scalato le mura della clausura delle Monache di S. Andrea per rubare..."; nulla di nuovo sotto il sole. Si conclude così il XVII secolo: età aurea del Barocco tra il secolo di Riforma e Controriforma, e quello dell'Illuminismo e della Rivoluzione francese.

Speciale Giubileo - pag. 9 [2000 - N.8]

[indietro]