L'Italia vola in Cina con il MIC

Una lunga mostra itinerante racconta la storia della maiolica italiana

Stefania Mazzotti - MIC Faenza

Con l'obiettivo di fare conoscere in Oriente la tradizione tutta italiana della maiolica, la mostra L'eredità di mille anni di ceramica italiana è un importante progetto itinerante, curato da Claudia Casali e Valentina Mazzotti, che si muove in Cina in cinque importanti musei: l'Henan Museum, il Zhejiang Provincial museum, il Liaoning Provincial museum, lo Shanxi Museum e il Shenzhen Museum. Con 150 pezzi - tutti provenienti dalla collezione del MIC di Faenza e dai suoi depositi - racconta la storia della maiolica italiana dal Medioevo fino a oggi.
Partita a dicembre 2016, l'esposizione, che terminerà il suo percorso il 25 marzo 2018, sta ricevendo un successo di pubblico straordinario. È stata visitata da oltre 600.000 persone, un numero impensabile in Italia, e che dimostra la grande fascinazione che la ceramica del nostro Paese incontra nel gusto cinese.
Come spiega la direttrice Claudia Casali, si tratta di un risultato importantissimo in termini di visibilità per il nostro Museo, per Faenza e per la ceramica italiana. L'Italia per i cinesi è un punto di riferimento culturale significativo; per loro i due poli di riferimento internazionali per la ceramica sono considerati la Cina per la porcellana, l'Italia per la maiolica. Nessun altro Paese ha una varietà produttiva e decorativa come l'Italia: è su questo elemento che è stato pensato il progetto espositivo.
Oltre ad alcuni esempi di maiolica arcaica del Medioevo, con i suoi caratteristici decori a motivi geometrici, sono esposte maioliche delle più eccellenti manifatture italiane. In mostra anche meravigliosi esemplari "istoriati" di epoca rinascimentale, quando le iconografie comuni alla pittura venivano trasportate su piatti, vasi e ciotole, ed esempi della tendenza opposta, i bianchi di Faenza, che dettarono moda in tutta Europa, fino al XVII secolo. Questo stile venne ideato, a partire dalla metà del Cinquecento, come reazione al tutto pieno dell'"istoriato", e si contraddistingue per una decorazione semplificata e l'utilizzo di pochi colori: oltre al bianco, il blu più o meno diluito, il giallo chiaro e l'arancio.
Viene poi raccontato come nel Settecento anche l'Italia comincia a confrontarsi con la produzione della porcellana di tradizione estremo orientale (Cina, Corea, Giappone) e, in parallelo, si inizia a lavorare in larga scala in tutta la Penisola la terraglia - introdotta in Inghilterra già dal 1740.
L'ultima parte dell'esposizione è dedicata al Novecento, quando la ceramica si eleva a materia plastica adatta alla scultura e al design ed è influenzata dalla storia dell'arte e dalle sue correnti: prima il Liberty e il Déco, poi la figurazione del secondo dopoguerra, l'Informale, il Picassismo fino agli echi pop degli anni '70 e '90. Il Museo faentino possiede diverse opere di Picasso: l'artista è stato determinante per eleggere la ceramica a materia scultorea, ma è stato, al contempo, molto importante anche per il MIC stesso. Gaetano Ballardini, fondatore del Museo, contatta Picasso a Madoura con una lettera commovente e davvero toccante dopo che l'istituzione viene bombardata durante la Seconda guerra mondiale. Ed è così che Picasso dona, nel 1950, il primo piatto ovale raffigurante la Colomba della Pace, memento contro ogni guerra, espressamente dedicato al Museo di Faenza e al tragico destino della sua collezione.
Eugenio Emiliani, presidente della Fondazione MIC, sottolinea infine come da questo progetto, frutto di relazioni internazionali e abilità organizzative, emerga la rilevanza del nostro Museo quale polo culturale ceramico del territorio, 'espressione dell'arte ceramica nel mondo', fortemente attivo nella comunicazione della tradizione ceramica, propulsore di progetti di alto livello a sostegno anche dell'artigianato locale, portavoce di una tradizione unica che ha dato il nome alla maiolica: per tutto il mondo: Faïence.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 25 [2017 - N.59]

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