Tutelare il patrimonio nautico tradizionale italiano

Due imbarcazioni romagnole quali esempio di tutela di beni demoetnoantropologici

Federica Cavani, Emanuela Grimaldi - SABAP Ravenna

Come ormai noto a seguito della riorganizzazione ministeriale avviata con il DPCM n. 171/2014 la Soprintendenza di Ravenna ha acquisito competenze anche in materia di beni storico-artistici, iniziando pertanto a occuparsi, nel proprio territorio di competenza, anche di tutela dei beni demoetnoantropologici. A seguito del successivo DM n. 44/2016, l'Istituto centrale per la demoetnoantropologia, nato ormai dieci anni fa, è stato incluso nel Servizio VI della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio con lo scopo di coordinare le attività di tutela svolte in questo ambito dalle strutture periferiche del MiBACT, valorizzare i beni culturali demoetnoantropologici, promuovendo altresì attività di studio, ricerca e divulgazione di tale patrimonio.
In questa ottica si sta muovendo la Soprintendenza di Ravenna, "erede" diretta del cospicuo lavoro di tutela effettuato nell'ambito dei beni culturali mobili del territorio romagnolo dall'ex Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici, Etnoantropologici di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, operante praticamente senza soluzione di continuità dagli inizi del XX secolo.
Tra i vari beni demoetnoantropologici di competenza figurano due interessanti imbarcazioni, l'Assunta, tipica lancia da pesca romagnola e la Saviolina, lancione tradizionale della marineria della costa romagnolo-marchigiana. Ancor prima dell'entrata in vigore del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, che all'art. 10 comprende tra i beni culturali "le navi e i galleggianti aventi interesse artistico, storico od etnoantropologico", uscirono il 3 febbraio 1997 e il 21 settembre 1998, grazie alla grande sensibilità dell'allora Soprintendente Andrea Emiliani, i due decreti di tutela delle predette imbarcazioni.
L'Assunta, di proprietà della famiglia Marini dal 1975, fu costruita nel 1925 nei cantieri di Cattolica e attualmente può vantare di essere la più antica lancia romagnola conosciuta e tuttora navigante. Caratterizzata da una vela in cotone con i colori e i simboli della famiglia Garbin, proprietaria dell'imbarcazione all'epoca del suo impiego come barca da pesca, veniva utilizzata prevalentemente dal solo "lanciere" che poteva, vista la versatilità, dedicarsi a svariati tipi di pesca. Ormeggiata nel porto canale di Cervia è ancora armata e attrezzata come nel lontano 15 agosto 1925, quando fu calata in mare per la prima volta. Un accurato intervento di conservazione fu eseguito dal suo proprietario nel 1993-1994, a cui seguirono, nel 2001, un restauro conservativo sotto l'attenta supervisione dell'Istituto di Archeologia ed Etnologia Navale di Venezia e dell'allora Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici, Etnoantropologici di Bologna e, nel 2008, il rifacimento dell'albero, non più sicuro per la navigazione.
In questa ottica di attenzione sempre maggiore verso i beni demoetnoantropologici e verso il recupero delle tradizioni marinare, importante è la partecipazione dell'Assunta, portacolori della Tenza di Cervia, alla manifestazione Cursa di Batell, rievocazione storica della regata ricordata in un documento del 1741, che si svolge ogni anno nella città del sale nel giorno che precede l'Ascensione.
Una storia altrettanto interessante caratterizza la Saviolina: costruita a Gabicce dal maestro d'ascia Francesco Cola e varata nel 1928 col suo primo nome di Nino Bixio, fu commissionata dai fratelli Michelini, abili pescatori locali; il nome che ancora oggi la identifica le deriva invece da Severo Savioli, imprenditore turistico riccionese, che la trasformò da peschereccio in imbarcazione da diporto. Attualmente di proprietà del Comune di Riccione e gestita dal Club Nautico, risulta essere il più antico lancione tuttora navigante in Adriatico. Barca tradizionale destinata alla pesca, nella versione grande della lancia, da subito fu soprannominata dai pescatori La bicicletta per le sue caratteristiche di agilità, velocità e stabilità.
Per ben due volte fu oggetto di naufragio: nel settembre del 1944 quando fu affondata assieme a quasi tutte le barche presenti nel porto canale di Riccione, affinché non venissero requisite dalle truppe tedesche in ritirata, e nel 1964, in porto, durante la terribile tempesta dell'8 giugno. A seguito di alcuni inevitabili interventi conservativi succedutisi negli anni, da un po' di tempo la Saviolina è oggetto di una serie di attività legate alla cultura e alla tradizione del nostro mare che contribuiscono a renderla "viva" e fruibile da quanti, amanti del mare o meno,  vogliano avvicinarsi alla tradizione nautica italiana.

La Pagina della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Ravenna - pag. 9 [2017 - N.58]

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