I 70 anni di ICOM Italia

Nato nel 1947, il Comitato italiano di ICOM si è distinto per una intensa attività di sviluppo e promozione del ruolo dei musei nel nostro Paese

Adele Maresca Compagna - Direttivo ICOM Italia

L'International Council of Museums nasce a Parigi nel 1946, per iniziativa del presidente dell'Associazione dei musei americani Chancey J. Hamlin, nel corso della prima Conferenza generale dell'UNESCO. Gli obiettivi principali sono promuovere lo sviluppo e la cooperazione dei musei in tutto il mondo, sostenere e rafforzare la professione museale e soprattutto far crescere nei governi e nelle comunità, dilaniate dalla guerra e segnate da reciproche incomprensioni, la consapevolezza del ruolo che il museo può svolgere per la diffusione della conoscenza e la pace fra i popoli.
Soltanto un anno dopo viene istituito dal governo italiano il nostro Comitato, presieduto dal direttore generale delle Antichità e belle arti Ranuccio Bianchi Bandinelli (cui faranno seguito De Angelis d'Ossat dal 1948 al 1961, Bruno Molajoli fino al 1970) e composto da 15 membri scelti dallo stesso Presidente tra direttori dei maggiori musei, statali e locali, rappresentativi delle diverse tipologie e delle diverse aree geografiche del Paese. I comitati nazionali avevano il compito di documentare le caratteristiche e la situazione dei musei nei rispettivi Paesi e portare in sede internazionale le riflessioni teoriche e le esperienze concrete, attraverso le testimonianze dei direttori dei maggiori musei o esperti di museografia e museologia, che si esprimevano:
- nelle conferenze generali, che si tenevano in città diverse, con cadenza biennale e poi, dal 1950, triennale;
- in convegni e riunioni dei comitati internazionali tematici o in commissioni dedicate a problematiche specifiche;
- in saggi pubblicati dalla rivista ufficiale Museum;
- nella diffusione di pubblicazioni, inviate al Centro internazionale di documentazione museologica creato a Parigi da UNESCO e ICOM, e nell'invio di notizie su mostre, eventi o articoli specialistici riportati in ICOM News nelle pagine dedicate ai singoli paesi.
La partecipazione italiana ai consessi internazionali fu particolarmente intensa e qualificata soprattutto nei primi decenni. Basta scorrere i nomi dei relatori e dei componenti delle delegazioni inviate alle prime conferenze generali, per rendersi conto dell'importanza attribuita dall'Italia a queste occasioni. In realtà i rapporti tra gli studiosi delle diverse discipline non si erano mai interrotti, nemmeno negli anni bui del fascismo, ma il valore aggiunto - come dichiarava il presidente dei musei francesi Georges Salles - consisteva ora nel fatto che i partecipanti, "che sono innanzitutto storici e critici d'arte, archeologi, filologi, etnologi, cultori di scienze diverse, ma anche depositari di collezioni pubbliche, si spogliano delle rispettive formazioni scientifiche per discutere della loro comune attività di gestione museale".
Non è facile misurare la portata dell'azione che ICOM Italia svolse in quegli anni nel nostro Paese. Se si considerasse soltanto l'attività del Comitato (che si riuniva non più di due volte l'anno) e il numero esiguo degli iscritti (non più di quaranta membri "associati") si potrebbe concludere che la sua influenza sulla comunità professionale e la sua incisività sui problemi dei musei italiani sia stata limitata. In realtà per una valutazione complessiva si deve tener conto di una serie di fattori. Da una parte i cosiddetti soci "attivi", cioè i 15 membri cooptati nel comitato, ricoprivano ruoli importanti nelle strutture ministeriali e nelle realtà istituzionali locali e riportavano quindi nella gestione dei rispettivi musei gli orientamenti più moderni e le esperienze più avanzate che avevano avuto modo di conoscere negli incontri internazionali e nelle visite a tanti musei stranieri. Dall'altra i temi proposti a livello internazionale erano di grande interesse anche per l'Italia: gli allestimenti museali, le mostre e gli scambi, le attività educative, la conservazione e il restauro, avevano una grande rilevanza anche per l'evoluzione dei nostri musei ed erano considerati fondamentali dalla comunità professionale che si andava confrontando in quegli anni in modo più attento e sistematico sulla gestione dei musei.
Inoltre l'esigenza di conoscere le caratteristiche dei musei, attraverso indagini promosse da ICOM a livello internazionale dopo la guerra, la volontà di predisporre repertori dei musei scientifici e del materiale ivi conservato, di verificare la situazione dei laboratori di restauro o lo stato di conservazione dei depositi o le iniziative di formazione e aggiornamento del personale, costituivano una spinta affinché la direzione generale del Ministero - investita di tali compiti come terminale di ICOM, ma allo stesso tempo responsabile delle politiche nazionali - assumesse iniziative in merito, avvalendosi delle sue strutture centrali e periferiche, e intervenendo perfino in campi come quelli dei musei naturalistici e scientifici che non erano di sua competenza dal punto di vista amministrativo.
Infine, accanto a ICOM Italia - che resta essenzialmente un segmento di un'organizzazione internazionale - e con il sostegno, pare, dello stesso comitato, si creano altre associazioni museali, maggiormente diffuse sul territorio, come l'Associazione dei direttori e dei funzionari dei musei locali, creata nel 1953 da Vittorio Viale, direttore dei musei civici di Torino, e l'Associazione nazionale dei musei italiani fondata nel 1954 da Pietro Romanelli, soprintendente alle Antichità di Roma. I due presidenti, instancabili organizzatori, e altri componenti di queste associazioni erano allo stesso tempo membri attivi di ICOM e interlocutori privilegiati della Direzione generale. Proprio alla collaborazione fra queste persone si deve la realizzazione di importanti iniziative:
- la predisposizione del disegno di legge e poi l'attuazione della nuova normativa sui musei non appartenenti allo Stato (Legge n.1080/1960) con il censimento e la relativa classificazione in grandi, medi, piccoli e multipli;
- le campagne di promozione dei musei, lanciate da ICOM a livello internazionale nel 1956, cioè le "Settimane dei musei" che ogni anno con aperture gratuite, visite guidate, conferenze, presentazioni di nuove scoperte archeologiche e di restauri significativi, cercavano di attirare in tutte le regioni studenti e nuove fasce di pubblico nei musei.
Tra i grandi temi dibattuti nel dopoguerra, un posto centrale è certamente riservato alla ricostruzione di monumenti e di musei. L'Italia risulta tra i paesi più danneggiati d'Europa (non tanto per le opere mobili, poste in salvo dai soprintendenti, quanto per le strutture colpite dai bombardamenti), ma i lavori (realizzati anche con il sostegno dell'UNESCO e, al Sud, della Cassa del Mezzogiorno), offrivano la possibilità di ripensare gli allestimenti e la presentazione al pubblico delle collezioni, proponendo, con il concorso di grandi architetti (da Albini a Scarpa), soluzioni innovative anche in sedi monumentali, superando così il ritardo - evidenziato da osservatori stranieri, come Bazin, o italiani, come Bianchi Bandinelli - nei confronti dei principali musei stranieri. Questo percorso si sviluppa parallelamente al dibattito internazionale sui criteri espositivi, sull'illuminazione naturale e fluorescente, sui prestiti e le mostre temporanee.
La conferenza generale di ICOM organizzata nel 1953 a Genova, Milano, Bergamo costituì l'occasione per presentare alcuni di questi allestimenti e portare un contributo importante al dibattito museografico e museologico con le relazioni di Franco Albini su L'architettura dei musei, di Lionello Venturi su Musei e ricerca estetica, di Amedeo Maiuri su Il rinnovamento dei musei archeologici.
Un altro tema, caro a ICOM, che attraversa in modo significativo la vita dell'associazione anche in Italia, è quello dell'educazione. De Angelis d'Ossat affida a Giulio C. Argan, membro del Comitato, il compito di progettare iniziative in questo settore, tra le quali la creazione di un Centro per la funzione educativa dei musei con sede alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma e l'organizzazione di esposizioni didattiche itineranti. Alle attività di Argan, di Palma Bucarelli e di Paola della Pergola, ICOM Italia darà sempre ampia risonanza, nelle relazioni inviate dai presidenti a Parigi e in ICOM News.
L'organizzazione élitaria di ICOM e il peso preponderante delle strutture ministeriali saranno sovvertiti dalla ventata di cambiamento intervenuta a livello internazionale negli anni Settanta. Sull'onda del '68 e in sintonia con l'affermazione del ruolo sociale del museo, si decise di dar voce in egual misura a tutti i soci e di ampliare la rappresentatività dell'organizzazione, aprendo ICOM a tutti i museologi. In Italia, dopo un interregno retto da Romanelli, e i lavori della commissione incaricata di elaborare il nuovo regolamento del comitato italiano, nel 1976 fu eletto presidente Franco Russoli, soprintendente a Brera e portavoce di una nuova visione di museo. La sua morte prematura rallenterà ma non interromperà quel percorso di rinnovamento e di radicamento nella società italiana che ha guidato ICOM fino ai nostri giorni.



La pagina di ICOM Italia - pag. 6 [2017 - N.58]

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