Il segno che resta

Alla Pinacoteca di Faenza fino a marzo 2017 la donazione Castellani, in mostra con oltre 100 opere a testimonianza di 60 anni di attività artistica

Claudio Casadio - Direttore Pinacoteca Comunale di Faenza

A completare legami antichi tra Leonardo Castellani e la sua città natale sono arrivate importanti donazioni fatte dai figli Silvestro, Paolo e Claudio al Museo Internazionale delle Ceramiche e alla Pinacoteca Comunale. Entrambe queste donazioni sono ora documentate con una pubblicazione e con una collegata iniziativa espositiva in Pinacoteca, che inaugurata il 28 novembre si protrarrà fino al 26 marzo 2017. Si tratta di donazioni importanti perché se da un lato documentano con nove disegni l'attività ceramica di Leonardo Castellani, come descritto da Claudia Casali nell'introduzione alla donazione fatta al MIC, dall'altro lato documentano attentamente l'intero percorso artistico, dalla scultura alla pittura con il prevalere assoluto dell'incisione.
Le oltre cento opere donate comprendono lavori realizzati in più di sessanta anni di attività e produzione artistica. Si parte dalle sculture del 1919, il ritratto alla madre e il suonatore di violino documentato nel diario personale dell'artista e si arriva alle nature morte incise nel 1983. Nelle incisioni prevalgono, come del resto nella produzione artistica di Castellani, i paesaggi delle colline urbinati e i motivi si ripetono dando origine ad un "lungo colloquio fuori da ogni altro interesse". La continuità del lavoro artistico, con linearità e condotta insistente senza sbalzi eccessivi durata per più di cinquanta anni, come rivendicato dello stesso Castellani nel presentare il proprio lavoro per la mostra faentina del 1978, risulta evidente anche in questa bella selezione generosamente offerta dai tre figli. Grazie al loro atto non si è solo resa più ricca e documentata la raccolta novecentesca della Pinacoteca, ma è anche possibile comprendere l'intero percorso artistico di un grande incisore del Novecento quale è stato Leonardo Castellani.
Definito in un primo momento "virtuoso" del bulino, poi artista, Castellani può essere dichiarato vero poeta dell'incisione quando conquista uno stile proprio, quando con quel veloce segno a spiovente caratterizza le sue lastre e le rende uniche e riconoscibilissime.
La sua personalità artistica può essere definita multiforme ed ereditata dalla tradizione del fare artigianale, tipico della cultura faentina. Castellani pratica la ceramica, la pittura, l'incisione e ha perfino una spiccata vena poetico-letteraria. Inizia ad incidere alla fine degli anni venti del Novecento e l'acquaforte è stata in seguito, una sua specifica prerogativa. Nelle sue prime prove risalenti al 1930/1936, i rimandi sono alla grande tradizione grafica in cui il segno, raffinatissimo e molto fitto di incroci, traduce effetti pittorici d'intensa vibrazione e crea immagini, siano marionette galanti del Settecento o nature morte, bloccate nella fissità e nella sospensione temporale.
Come ha scritto Pietro Lenzini nella introduzione al catalogo edito in questa occasione dalla Pinacoteca Comunale, nel procedere degli anni la pratica calcografica, assunta come esclusivo linguaggio dell'artista, si succede con l'affinamento di una trama segnica sempre più depurata. Certi effettismi lasciano spazio ad una rigorosa rarefazione e il bianco della carta trasmette, attraverso zone prive di segno, il diffuso distendersi della luce meridiana.
Nei fogli stampati dopo la metà degli anni Sessanta, il segno trova una inconfondibile cifra con segmenti paralleli e distanziati. La sintesi grafica sottolinea delle trame velate quasi trasparenti; i valori luministici vengono esaltati nel brulicante addentrarsi delle ombre e delle masse arboree che sottolineano una scalare e nitidissima successione dei piani. C'è il dilatarsi della luce che permea lo spazio. Il dolce paesaggio urbinate nei profili delle colline e delle quinte di vegetazione, avvolto dalla luce, rimanda ad una meridianità pierfrancescana. Castellani ha meditato senz'altro su quei valori di spazio-luce perseguendo una continua depurazione del segno.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 25 [2016 - N.57]

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