La Grande Ravenna

Guidarello e i gioielli della storia patria a Roma per "la felicità
universale della Repubblica"

Alberta Fabbri - Conservatrice MAR di Ravenna

Accadeva duecento anni fa. Antonio Canova, ambasciatore dello stato pontificio al Congresso di Vienna trattò, per conto di Pio VII Chiaramonti, il recupero dei capolavori artistici e archeologici requisiti da Napoleone per l'allestimento del Louvre, il museo universale che a Roma doveva contendere il primato di capitale internazionale delle arti.
Il successo diplomatico di Canova ebbe effetti su molte amministrazioni che rivendicarono i tesori confiscati dal governo napoleonico. Come è noto, infatti, l'evento fu accompagnato dal recupero di centinaia di dipinti prelevati dalle corporazioni religiose soppresse e inviati, fra il 1796 e il 1814, a Parigi o a Milano dove il Louvre aveva succursale in Brera. Al loro rientro per la prima volta si avviò una riflessione sul destino di opere nate per ornare altari e sagrestie e accumulate poi, a seguito del déracinement, nelle residenze municipali in depositi di fortuna. Il dibattito intorno alla disponibilità massiccia di opere d'arte accese i riflettori sulla dignità pubblica del patrimonio artistico aprendo di fatto la strada alla nascita dei musei, a tutt'oggi tra le realtà più sorprendenti del Paese.
Una grande mostra alle Scuderie del Quirinale, "Il Museo universale. Dal sogno di Napoleone a Canova", ideata da Valter Curzi, Carolina Brook e Claudio Parisi Presicce ripercorre le tappe di una vicenda, e di un processo culturale, che investì la funzione simbolica dell'opera d'arte aprendo alla visione del patrimonio inteso come strumento di educazione del cittadino e, altresì, presidio di una possibile identità europea.
La storia di Ravenna è ricomposta, anche nella sua valenza paradigmatica, nella sala che mette a tema i primitivi tra mercato e tutela sondando quella congiuntura che vide, accanto alla dispersione di una quantità considerevole di fondi oro prelevati dai conventi e immessi nel mercato antiquario, l'entusiasmo nel salvataggio di dipinti per la prima volta osservati come documenti di "storia patria". Ambasciatori di Ravenna sono quattro testimoni dell'impianto originario del più antico museo pubblico della città, la Galleria dell'Accademia, che nelle ambizioni di chi la ideò aveva il compito di formare alla lezione della storia.
Una tribuna scarlatta e ottagona ruota intorno a Guidarello, il monumento sepolcrale di Tullio Lombardo che il vicelegato Lavinio de' Medici Spada volle (1827) per dotare la nascente Accademia di Belle Arti di una raccolta esemplare con esplicito intendimento di concorrere al "decoro della Patria". Gli fanno da quinta la tavola di Nicolò Rondinelli depositata dalla Congregazione di Carità, la Madonna con il Bambino in trono fra i santi Tommaso d'Aquino, Maria Maddalena, Caterina d'Alessandria e Giovanni Battista, con i sontuosi smalti riportati per l'occasione a nuova leggibilità, e le due tavolette dell'Annunciazione di Taddeo di Bartolo, un tempo tesoro del Museo di Classe. Si tratta di un nucleo di straordinario pregio intorno al quale si organizza l'alba del patrimonio ravennate attraverso quell'istituto di prim'ordine che fu l'Accademia di Belle Arti esemplata sulla modellistica napoleonica per assolvere alle funzioni non solo di formazione ma anche di tutela.
Il prestito, del tutto eccezionale, è stato possibile grazie anche alla concomitanza del riconoscimento di un contributo regionale (Piano Museale 2016 - L.R. 18/2000) per il progetto di riallestimento della galleria Guidarello in collezione antica per il 2017.
L'ultima volta per Guidarello fu nel 1935 quando sfilò in mostra a Parigi, al Petit Palais, per una altisonante parata sull'Arte italiana che aveva l'ambizione di esportare il genio italico nel mondo. L'assenza, si sa, è un corroborante che agisce azionando la leva della mozione degli affetti. Sulle corde pizzicate del distacco si vivificano così i valori immateriali del simbolo. E nuove visioni prendono forma. All'ingresso della mostra, sulla soglia del patrimonio, per una vicenda appassionante srotolata con l'intelligenza ineccepibile del metodo.

Notizie dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna - pag. 23 [2016 - N.57]

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